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Metodologia PRISCILA

  • Immagine del redattore: La Xixa
    La Xixa
  • 21 ott 2024
  • Tempo di lettura: 9 min

La Metodologia PRISCILA riunisce quattro metodologie diverse: Teatro dell’Oppresso, Deep Democracy, Critical Incident Method, e Spatial Assemblage. Questi metodi hanno dimostrato la loro efficacia nel promuovere ambienti di apprendimento inclusivi attraverso lo sviluppo di competenze, resilienza e una cultura della pace a livello individuale, di gruppo e comunitario.


Cos'è la Deep Democracy?

“La Deep Democracy è un paradigma e una metodologia psico-sociale-politica. Il termine è stato sviluppato da Arnold Mindell nel 1988, definita come un atteggiamento e principio. Nello specifico:

Atteggiamento: La Deep Democracy è un atteggiamento che pone l’attenzione tanto sulle voci dominanti quanto su quelle marginali. Questo tipo di consapevolezza può essere focalizzata su gruppi, organizzazioni, esperienze interiori, persone in conflitto, ecc. Permette a se stessi di prendere in considerazione eventi e sentimenti apparentemente liminali e portare il rimosso in superficie e a soluzioni inaspettate per la risoluzione dei conflitti sia di gruppo che individuali.

Principio: A differenza della “democrazia classica”, che si concentra sulla regola della maggioranza, la Deep Democracy suggerisce che tutte le voci dei soggetti, gli stati di consapevolezza e i quadri di realtà siano importanti, suggerendo che le informazioni ricavate da esse siano tutte necessarie per comprendere l'intero processo del sistema democratico. Il significato di queste informazioni appare chiaro quando i vari quadri di realtà, le voci e gli stati di consapevolezza emersi si relazionano tra loro. La Deep Democracy è quindi considerata un processo di relazione, più che una fotografia statica orientata allo stato attuale delle cose, né un insieme di politiche. Proprio in relazione a ciò, sono numerosi i tentativi di implementazione di questa metodologia anche a livello internazionale, poiché l’obiettivo che si propone la Deep Democracy, a differenza di quella convenzionale, è quello di promuovere un livello di dialogo e inclusione maggiore e più profondo. Così come la democrazia convenzionale cerca di includere tutte le persone nel processo politico, la Deep Democracy va oltre, cercando di promuovere un dialogo e un'inclusività più profondi, aperti non solo all'inclusione di tutte le persone in termini di diritto di voto, ma anche alla creazione di uno spazio per diverse e contrastanti opinioni, tensioni, sentimenti e stili di comunicazione. Il tutto in modo da favorire la consapevolezza dei ruoli di potere, privilegio e rango relativo, e di come questi tendono a marginalizzare vari punti di vista, individui e gruppi.


La Deep Democracy è un principio che cerca di includere tutte le esperienze. Se parli liberamente di un avversario politico, esprimi la tua opinione e marginalizza la parte di te che riconosce che il tuo avversario è anche una persona con molte dimensioni, ti sei auto-censurato e non hai utilizzato una libertà di espressione più profonda. La libertà di espressione e la libertà di stampa sono importanti, ma senza la Deep Democracy, possono diventare una forza abusiva e tirannica, che non tengono conto delle realtà emotive e sociali e delle esperienze di vita delle persone nella loro globalità. La Deep Democracy abbraccia anche un'apertura alle emozioni e alle esperienze personali, che tendono a essere escluse dal conflitto e dai discorsi pubblici. La Democrazia Profonda è stata adottata in molti campi e ha attirato l'attenzione di molti autori, alcuni dei quali la declinano secondo la definizione e l’esperienza di Mindell, altri ne usano solo aspetti particolari, come spesso accade con quei concetti che vengono utilizzati in diversi ambiti... La Deep Democracy si sforza di accogliere le istanze dei diversi gruppi o persone coinvolte all’interno del processo democratico cercando di evitare situazioni asimmetriche del tipo “vincitore-perdente”.


Uno dei principali obiettivi di questa metodologia è l'uso e la consapevolezza delle meta-competenze (Arnold Mindell, 1992, p. 49). Infine, la Deep Democracy è utilizzata nella risoluzione dei conflitti, al recupero post-conflitto e alla prevenzione della violenza. È rivolta a persone di differenti età, organizzazioni governative e non, organizzazioni internazionali, o Paesi coinvolti in scenari di guerra proprio per la sua efficacia nel  ricostruire relazioni all’interno delle comunità. Alcuni dei luoghi in cui si è stata implementata questa metodologia questo lavoro includono…, ad esempio, Israele-Palestina, Irlanda, Regno Unito, Kenya, Sud Africa, Russia, Croazia, Kosovo, Macedonia, Ucraina, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Grecia, Spagna, India, USA, Giappone, Birmania, Filippine


Cos'è il Teatro degli Oppressi?

Il Teatro degli Oppressi (TDO) è stato sviluppato negli anni Settanta dal drammaturgo brasiliano Augusto Boal ed è stato utilizzato come uno dei principali strumenti utilizzati da differenti movimenti di educazione popolare in America Latina. A differenza di molti aspetti sociali del teatro, il Teatro degli Oppressi (TDO) è un teatro politico che mira all'emancipazione dei soggetti. Basato sull'epistemologia della Pedagogia degli Oppressi di Paulo Freire, il TDO utilizza giochi teatrali per de-mecanizzare le nostre percezioni, rendendoci consapevoli dei nostri filtri culturali, rendendo espliciti e riattivando i nostri conflitti e le nostre esperienze. La messa in scena di questioni individuali e la successiva estrapolazione nel gruppo, consente di cercare e creare alternative ai conflitti che spesso si dimostrano difficili da risolvere da una posizione individuale.

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Foto by @angelcristi La Xixa. Forum Theatre Event in Barcelona


Il Teatro Forum è lo strumento base all'interno del Teatro degli Oppressi. Il Teatro Forum lavora sulla messa in scena dei conflitti e delle relazioni di oppressione, in modo che il pubblico possa proporre alternative provandole direttamente sul palco sostituendo uno dei personaggi, attivando un processo che mira a trasformare in azione teatrale i nostri pensieri e le nostre intenzioni. La metodologia mette il pubblico e gli attori sullo stesso piano per trasformare le persone del pubblico in spett-attori, generando dibattito e problematizzazione. Attraverso il Teatro Forum si possono provare situazioni reali e conflitti, preparandosi a comprendere, riflettere e affrontare fenomeni simili nella vita reale. 


L'obiettivo ultimo del Teatro Forum è riflettere, discutere e generare consapevolezza tra i partecipanti per trovare alternative al conflitto e alle relazioni di oppressione. In particolare, attraverso la scena teatrale si promuove l’attivazione di un dialogo che consente alle persone di prendere consapevolezza delle disuguaglianze e delle strutture sociali di potere e di cercare collettivamente soluzioni e risposte alternative al problema presentato. La struttura del Teatro Forum si basa sulla presentazione di una breve pièce che viene fermata nel momento di massimo conflitto. Dopo che il facilitatore ferma la rappresentazione, invita gli spettatori ad aprire il dibattito e a salire sul palco per sostituire i protagonisti al fine di cambiare la situazione. Il facilitatore fornisce dati per alimentare il dibattito, coinvolge il pubblico e pone domande per generare riflessione sui nostri comportamenti, per cambiare le nostre attitudini. Così i partecipanti nel pubblico, attraverso le loro performance sul palco con gli altri attori, possono intervenire nella pièce e offrire i loro pensieri, desideri, strategie e soluzioni. La scena viene reinterpretata quante più volte possibile a seconda delle diverse interazioni proposte dal pubblico. Ogni alternativa proposta viene discussa e analizzata per esplorarne la fattibilità.


Il Teatro degli Oppressi è stato utilizzato per decenni in tutto il mondo come strumento per l'istruzione, la costruzione della comunità e la resilienza, i processi di riconciliazione nelle aree di conflitto, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti di gruppo, la sensibilizzazione, la risoluzione dei traumi anche individuali – in particolare attraverso la metodologia dell’Arcobaleno del Desiderio, altra strategia rilevante per l'inclusione e la coesione sociale.


Cos'è la Metodologia del Critical Incident?

C’è un’urgente necessità di integrare nelle formazioni per adulti competenze di convivenza nella diversità e di comunicazione interculturale, per garantire l'effettiva attuazione dei diritti di tutte le persone e la piena partecipazione all'apprendimento permanente, in particolare tra coloro che sono più vulnerabili o a rischio di esclusione sociale. Affrontare la diversità nella formazione guadagna rilevanza in situazioni di vulnerabilità (rifugiati, migranti, minoranze etniche, ecc.). La diversità dovrebbe essere affrontata con una prospettiva intersezionale, in grado di prestare attenzione a più piani della diversità e della possibilità di discriminazione insita nel processo identitario e di appartenenza delle persone. l’appartenenza a categorie quali quella culturale, il genere, l'età, la sessualità, l’abilità, la situazione socioeconomica e familiare, sono utili per comprendere appieno l'impatto di come questi aspetti possano influire sui percorsi di vita delle persone in termini di vantaggi o svantaggi sia materiali che simbolici.


Per esplorare e valorizzare tutte le diversità, in questa metodologia vengono utilizzati i cosiddetti “shock culturali" come strumento di ricerca e analisi, sviluppata da Margalit Cohen-Emerique. Il concetto di "shock culturale" o incidente critico è stato utilizzato in molte definizioni e prospettive, pertanto chiarificheremo con che declinazione comprenderlo. Nello specifico, uno “shock culturale è un'interazione tra una persona o un oggetto proveniente da una cultura diversa che avviene in un momento e in uno spazio specifico, e che provoca reazioni cognitive ed emotive negative o positive, una sensazione di perdita di punti di riferimento, una rappresentazione negativa degli altri e una sensazione di mancanza di approvazione che può portare a stati di ansia e rabbia." (Cohen-Emerique, 1999)


Lo shock culturale può suscitare pregiudizi: in alcune situazioni, i conflitti culturali possono derivare dall'osservare un comportamento che infrange una regola normata in una determinata cultura e non in un’altra (ad es. qualcuno termina il suo pasto con un rutto rumoroso). L'interpretazione di questa situazione è quasi automatica: "Che maleducato!" In altre situazioni, possiamo commettere errori che infrangono le regole culturali e ci sentiamo imbarazzati e in colpa ("avremmo dovuto sapere"). In molte di queste situazioni, è molto facile giungere a un giudizio negativo nei confronti degli altri o verso noi stessi. Un dei principali motivi è che queste situazioni sono spesso sgradevoli, e nella maggioranza dei casi piuttosto che fermarsi a comprenderle, si cerca di porvici fine il più rapidamente possibile. Ad esempio, l’atto del giudicare qualcosa o qualcuno è una delle modalità tipiche per interpretare una situazione o un episodio in cui ci si sente a disagio.  Così facendo, però abdichiamo alla comprensione e all’indagine nei confronti degli altri perché, probabilmente, i comportamenti non rientrano all’interno di una serie di valori condivisi culturalmente, traducendo le modalità altrui come   scortesi, sessiste, autoritario, ecc., rinforzando stereotipi negativi. Tuttavia, gli shock culturali hanno anche la capacità di diventare una potente fonte di apprendimento. Infatti, non obbedendo agli schemi culturali abituali (quali quelli stereotipati) o ai bisogni di porre fine a situazioni sgradevoli, permette di focalizzare l’attenzione   verso quegli elementi che ne stanno alla base. Inoltre, esplorare i temi che più frequentemente stanno alla base degli shock culturali - o incidente critico - aiuta a rivelare aree sensibili, che sono importanti in ambiti culturali suscettibili nel diventare fonti di possibili tensioni e conflitti.


Ci sono due possibili rischi quando ci si concentra sulla diversità:

  1. Avere un'interpretazione limitata della cultura / diversità con cui ci si confronta e utilizzando visioni stereotipate per descriverla, riferita, ad esempio, all’appartenenza etnica, etnia, religiosa o nazionale.

  2. Aumentare o essenzializzare queste differenze e stigmatizzare chi è diverso.


La paura di non essere politicamente corretti o culturalmente sensibili può avere un effetto negativo. Quando ci sono differenze culturali, a volte, la paura non ci permette di apprendere il significato reale di ciò che abbiamo visto o percepito e così continuiamo a rimanere impreparati nell’affrontare situazioni complesse o sensibili all'incomprensione culturale. In effetti, questa idea corrisponde a una sorta di "etnocentrismo", a volte chiamato "universalismo", che nega l'esistenza di importanti differenze culturali. Quindi come possiamo risolvere la contraddizione di non ingigantire le differenze culturali senza negare la possibilità di esistenza delle differenze?


La metodologia del Critical Incident consiste  in una serie di procedure e strategie volte a  identificare le norme culturali,i valori e i comportamenti culturalmente situati che entrano in gioco nelle relazioni interpersonali e interculturali. . L’utilizzo di questa metodologia favorisce l’acquisizione di consapevolezza dei nostri schemi culturali e promuove la problematizzazione di pregiudizi e stereotipi.   


Cosa sono gli Assemblaggi Spaziali?

Gli Assemblaggi Spaziali sono un metodo utilizzato per pratiche partecipative di ibridazione artistica. Utilizzando oggetti scartati, che possono essere trovati o portati dalle persone, e guidati da artisti e artigiani, questi vengono trasformati in collage, che successivamente vengono utilizzati per creare assemblaggi spaziali chiamati Assemplaces. Spesso, questi collage diventano dispositivi installati nello spazio pubblico e progettati per ospitare spettacoli, laboratori, oltre che funzionare come macchine ludico-combinatorie che promuovono l’ibridazione sociale, culturale e artistica. Nella pratica, il metodo si concentra su tre componenti fondamentali:

●      Oggetti da cui avviare i processi partecipativi

●      Azioni utili per costruire comunità di pratiche

●      Caratteristiche e funzionamento degli spazii

In conclusione, la poetica sottesa dagli Assemplaces mira a ripensare il ruolo della cultura all’interno dello spazio cittadino sempre più multietnico e caratterizzato, spesso, da una crescente disuguaglianza tra chi ha accesso ai percorsi culturali e chi ne è escluso. A tal fine, questa metodologia utilizza gli oggetti come 'chiavi di accesso', che, unendo impegno intellettuale e abilità pratica, possono attivare, sotto la guida degli artisti, processi di creazione collettiva che coinvolgono tutte le persone coinvolte. In questo contesto, la cultura viene concepita come un bene comune non solo in termini di fruizione, ma anche, e soprattutto, in termini di creazione, attività e governance condivisa. Per questo motivo, gli Assemplaces dovrebbero evolvere in Assemblage, ovvero installazioni in cui le persone coinvolte nella loro realizzazione ne discutono i significati e, una volta completate, le possibili destinazioni e/o programmazioni, venendo essi stessi riconosciuti come autori o co-autori. In un momento in cui molte istituzioni culturali si trovano in difficoltà, e faticano a rispondere ai cambiamenti dei contesti e dei bisogni delle persone, è opportuno che vi sia una presa di posizione verso una governance più attenta e partecipativa delle politiche culturali. Creare strutture che siano sia simboliche che funzionali e dotarle della necessaria flessibilità per consentire ai cittadini di decidere collettivamente dove svolgere le loro attività può contribuire a ristabilire un legame tra artisti e comunità, riportando la cultura a rivestire un ruolo significativo per la città nel suo complesso.

 
 
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“PRISCILA: Promuovere competenze personali, interculturali, sociali e di cittadinanza per l'apprendimento permanente per valorizzare gli adulti migranti" (Progetto n.: 2023-1-ES01-KA220-ADU-000165731) è una partnership strategica nell'ambito del Programma Erasmus+ della Commissione Europea. Il sostegno della Commissione Europea alla realizzazione di questa pubblicazione non costituisce un'approvazione dei contenuti, che riflettono esclusivamente le opinioni degli autori, e la Commissione non può essere ritenuta responsabile per qualsiasi uso che possa essere fatto delle informazioni in essa contenute.

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